Gli urlatori e il rock

Con l'enorme proliferare dei mezzi di diffusione, in un'Italia che stava crescendo anche economicamente, cominciavano ad affermarsi nuovi stili musicali. Se la tendenza era quella a dimenticare, arricchirsi e divertirsi senza pensare troppo, seguendo le leggi del marketing e del business all'americana, il juke-box era il simbolo del tempo. Utilizzato soprattutto in luoghi come lungomare, bar, sale da gioco ecc., tale strumento non era l'ideale per canzoni tipiche all'italiana, o per canzoni "complesse" sia nel testo che nel fraseggio musicale. Era adatto, invece, per canzoni che catturassero immediatamente l’attenzione dell’ascoltatore, da seguire senza impegno. Si addiceva quindi a cantanti dalle voci ruvide, potenti, in grado di fare immediatamente presa. Tali voci erano quelle che sulla scia dei nuovi stili provenienti dagli Stati Uniti andavano affermandosi in quel periodo in Italia: le voci dei cosiddetti "urlatori". Gli iniziatori di questo nuovo genere erano gli americani Bill Haley ed Elvis Presley, che fecero immediatamente scuola e proseliti in Italia: come Antonio Lardera (alias Tony Dallara), che fu il caposcuola degli urlatori italiani e che ottenne già nel '58 un grande successo con la canzone Come prima. Seguirono i cosiddetti "urlatori melodici", come Betty Curtis e Joe Sentieri, quelli più aggressivi come Ghigo, Little Tony, Gaber (che passerà poi al più impegnato "teatro-canzone") e, soprattutto, i più famosi: Adriano Celentano e Anna Maria Mazzini, più conosciuta col solo nome di Mina, che ne ricordava la voce esplosiva. Mina "esplose" ufficialmente nell'ottobre del '58 col suo gruppo, gli Happy Boys; incise subito Be bop a Lula, Non partir, Malatia e tutta una serie di canzoni famose e spesso melodiche che lei reinterpretava a suo modo accelerandone il ritmo e stravolgendo le connotazioni del testo e l'effetto musicale con una tecnica ispirata a Louis Armstrong, che dirà di lei: "È la cantante bianca più grande del mondo". Anche Celentano raggiunse il successo più o meno nello stesso periodo con canzoni come Nata per me, Il tuo bacio è come un rock e Ventiquattromila baci: canzone particolarmente significativa quest'ultima poiché introduceva un nuovo modo, che andava affermandosi allora, di parlare dell’amore.

Con 24 mila baci

felici corrono le ore,

d’un giorno splendido, perché

ogni secondo bacio te.

Con 24 mila baci

oggi saprai perché l’amore

vuole ogni istante mille baci,

mille carezze vuole all’ora…

Niente bugie meravigliose,

frasi d’amore appassionate,

ma solo baci chiedo a te…

Qui l’amore non era più il sentimento sublimato nella vecchia canzone all’italiana, ma veniva cronometrizzato, ridotto a pura gestualità meccanica, smitizzato e demistificato; perdeva quella patina di castità tipica della tradizione. Inoltre Celentano si esibiva compiendo isterici contorcimenti che dissimulavano un incontenibile furore sessuale. Arrivava così a Sanremo "l’anticonformismo".

Nell’Italia della fine degli anni ’50, cominciavano ad assumere grande importanza i discografici. Nel ’57 due famose case discografiche, la Fonit e la Cetra, si erano fuse e nel ’58 era nata la Giulio Ricordi & C. Venivano alla luce fenomeni nuovi come la Hit parade, pubblicata per la prima volta in America dalla rivista Billboard, e che fece la sua prima apparizione in Italia nel 1959 sulla rivista Il musichiere e successivamente su Teletutto, poi su Sorrisi e Canzoni e infine su Musica e dischi. La Hit parade era la classifica dei dieci dischi più venduti, che venivano trasmessi iniziando dal decimo per finire col primo. Tale strumento portava grandi vantaggi sia alle case discografiche che ai cantanti, poiché la trasmissione era seguita da milioni di appassionati di musica, quindi milioni di possibili acquirenti.

Come ho già detto, gli "urlatori" italiani erano stati preceduti da quelli americani, esponenti di un nuovo genere musicale, che esprimeva rabbia, dolore, lamento, con voci gutturali, sensuali, con passaggi improvvisi dalle note basse a quelle alte e viceversa (esempio principe era Elvis Presley). Questo nuovo e originale genere musicale era il "rock 'n 'roll", (tradotto alla lettera "dondola e rotola"). Prima del rock, era possibile individuare nel panorama musicale americano tre generi distinti. La musica "popular" o "pop", espressione della borghesia urbana:

"una produzione musicale assai variegata, in cui si collocano i diversi generi musicali non colti, più genericamente rubricati come "musica leggera", che costituiscono gli esiti del processo di mutazione subito - specialmente negli ultimi decenni - dalla musica popolare, folclorica e melodica e fortemente condizionata dalla massiccia urbanizzazione e dalla diffusione capillare dei vari apparecchi di riproduzione fonografica;"

la musica "country" voce delle masse contadine e operaie del Sud e del Sud-Ovest:

"formato sul vecchio concetto individualista su cui si basava il sogno americano, ed era diventeto negli anni Cinquanta l'espressione di vita nostalgica e lontana di un'America rurale e pioneristica in netto contrasto con l'industrializzazione e la modernità;"

e il "rhythm and blues", che

"si era adattato allo stile di vita delle città e aveva trovato nuove forme e significati nello sviluppo di una popolazione nera urbana divenuta proletariato industriale."

Questi generi avevano diversi canali di diffusione e distinte classifiche e graduatorie. Con la nascita del rock queste distinzioni o barriere vennero eliminate, il rock fondeva tutti e tre i generi e si inseriva in tutte e tre le classifiche. Ciò avvenne sotto la spinta di precise condizioni storiche e sociali. Quando i contadini bianchi abbandonarono le campagne per recarsi in città, divennero operai, i neri lasciarono le piantagioni del Sud per recarsi nelle industrializzate città del Nord dove trovarono un ambiente ostile e nevrotizzante. Ci fu uno smembramento delle famiglie e nei quartieri periferici e abitati da un universo misto di immigrati poveri ed emarginati i giovani crescevano come stranieri sbandati, disadattati e violenti. Così gli ex-contadini e neo-operai, i neri ghettizzati e poveri, cambiarono radicalmente vita e con loro cambiò la musica che divenne più aggressiva, con il "blues cittadino" che prese il posto del "blues solitario". E per alcuni storici fu proprio dal "city blues" che nacque il rock.. Ne è un esempio il Chicago blues, che faceva uso della stessa strumentazione che userà più tardi il rock: batteria, chitarre elettriche, contrabbasso, armoniche e voce. Proprio perché il rock fondeva i tre generi, aveva finito per abbattere le barriere sociali (classe, razze o etnie), ed era diventato un segno generazionale. Esprimeva il disagio, la collera e il disprezzo per le ipocrisie degli adulti e la violenza del potere. Era il prodotto culturale dell’adolescenza. Di chi vuole essere sempre giovane e bello, sempre figlio e mai padre.