Il suono di una vita
Per De André, le domande
sul futuro sono sempre state un'inutile esercizio. Quando ha chiuso l'ultima pagina del
suo libro, non sapeva ancora cosa avrebbe fatto da grande. Genovese, classe 1940, Fabrizio
De André scopre a sedici anni la sua vocazione di musicista. Dopo la maturità si iscrive
all'università, ma le sue scelte confermano la scarsa propensione agli studi: frequenta
inizialmente medicina, poi passa a lettere, infine approda a giurisprudenza.
Non si laurea, compra
una chitarra e un amplificatore e si mette a suonare jazz con un gruppo di cui fa parte
anche un sassofonista che qualche anno più tardi si farà un nome come cantante e autore:
Luigi Tenco. Le sue giornate trascorrono dunque tra poco studio, tanta musica e serate in
compagnia di Tenco, Gino Paoli, del poeta Remo Borzini e dell'allora giovane e sconosciuto
Paolo Villaggio. Nel 1958 esce il primo disco, un 45 giri dal titolo Nuvole barocche, ma
il successo e la notorietà sono rimandati di qualche anno. Anche perché poco dopo De
André si sposa con Enrica Rignon, detta Puny, e diventa subito padre: il 29 dicembre del
1962 nasce Cristiano; Fabrizio ha solo ventidue anni, una famiglia, un hobby che non gli
dà ancora da vivere e un lavoro poco amato nell'istituto scolastico del padre.
La svolta nella
carriera di De André avviene nel 1965, quando Mina interpreta una sua composizione, La
canzone di Marinella, che diventa immediatamente un best seller e che lo impone
all'attenzione generale come autore più che come cantante. Ci vuole però ancora un anno
perché il suo album d'esordio veda la luce: si chiama Tutto Fabrizio De André e contiene
i migliori brani scritti fino a quel momento; il 33 giri è seguito nel 1967 da Fabrizio
De André Volume I. È questa la stagione più prolifica della sua carriera; escono
infatti a breve distanza uno dall'altro gli Lp più amati della prima fase della sua vita
artistica, Tutti morimmo a stento, Fabrizio De André Volume II (1968), La buona novella
(1970), Non al denaro, né all'amore, né al cielo (1971). Le composizioni del cantautore
genovese diventano dei classici: un pubblico formato soprattutto da giovani, da sognatori,
da poeti in erba, da studenti lo elegge a suo profeta. E si aspetta di vederlo suonare in
concerto, ma le attese rimangono deluse. De André infatti per anni rifiuta il faccia a
faccia umano che il contatto col pubblico comporta. A tal proposito nel 1974 dichiarò:
"Non faccio spettacoli perché non sono un uomo di spettacolo, perché non considero
lo spettacolo un mestiere adatto a me e io desidero innanzitutto non vergognarmi mai di
quello che faccio. E poi credo che piacere o non piacere al pubblico non sia una questione
di muscoli facciali. Per quanto riguarda i miei dischi, essi vengono immessi sul mercato
come i formaggini, con la differenza che i formaggini non è che prima li assaggi e poi,
se ti piacciono, li compri; i miei dischi uno li può ascoltare liberamente e poi decidere
se è il caso di portarseli a casa o meno". In quegli anni escono Storia di un
impiegato (1973), Canzoni (1974) e Fabrizio De André Volume VIII (1975). All'improvviso
la svolta: l'artista decide di affrontare finalmente una platea ed esordisce dal vivo nel
locale simbolo della Versilia, La Bussola. "Alla mia carriera mancava una cosa: una
verifica diretta con il pubblico, così ho voluto provare. E' stato un grosso rischio, ma
dovevo decidermi ad affrontarlo" ammette nel marzo del 1975. Chi era presente
all'esordio, quel 18 marzo, ricorda un De André così teso e nervoso da nascondersi nel
camerino e rifiutarsi di uscire, convinto solo dalle minacce affettuose dell'amico regista
Marco Ferreri. Invece va tutto bene; il cantautore, accompagnato da alcuni componenti dei
New Trolls e altri amici genovesi, riscuote un grosso successo. Esplodono però le
polemiche per i compensi ricevuti, si parla di trecento milioni per cento serate, una
cifra oggi più che normale, ma all'epoca eclatante, e De André si lascia sfuggire che il
suo desiderio, una volta incassato l'assegno, è quello di comprarsi un'isoletta delle
Maldive dove avrebbe intenzione di rifugiarsi, lontano dal caos e dalla mondanità:
"Ho sempre sognato, sin da ragazzo, di avere un luogo tutto per me, e che c'è di
meglio di un'isola sperduta senza telefono, rumore, lontana diecimila chilometri
dall'Italia, per starmene tranquillo?" Le Maldive resteranno un sogno, mentre diventa
realtà l'acquisto di una azienda agricola nelle vicinanze di Tempio Pausania, in
Sardegna. In questa nuova impresa lo accompagna Dori Ghezzi, la cantante milanese alla
quale, dopo la separazione dalla moglie, De André si lega sentimentalmente e che nel 1977
gli dà una figlia, Luisa Vittoria, detta Luvi. Escono nel frattempo gli album Rimini
(1978) e In concerto con la Premiata Forneria Marconi (1980), resoconto della lunga e
fortunata tournée che Fabrizio intraprende nel 1979 insieme alla rock band. Il 28 agosto
del 1979 Dori Ghezzi e Fabrizio De André vengono sequestrati, proprio nella loro nuova
dimora sarda. Rimangono prigionieri dell'anonima per quattro mesi, durante i quali vivono
esperienze traumatiche, incatenati a un albero, nascosti sotto teli di plastica.
I ricordi di quella
drammatica prigionia sono molto nitidi: "I primi giorni non ci facevano togliere la
maschera neppure per mangiare, e così ci tagliavano il cibo a pezzettini e ci
imboccavano. È stata un'esperienza tremenda che tuttavia ha lasciato anche segni
positivi, come la riscoperta di certi affetti nascosti. Nei confronti di mio fratello
Mauro, ad esempio. È stato lui a trattare coi rapitori e non dimenticherò mai il nostro
abbraccio appena tornati a casa". Ma il sequestro non cancella l'amore per la sua
terra di adozione. "No, anche perché quelli del Gallurese, dove stiamo noi, sono
molto più continentalizzati del resto dei sardi. Quelli che ci hanno rapito invece
venivano dal centro della Sardegna, da quell'isola che si chiama Barbagia dove si continua
a credere che il privilegio sia togliere qualcosa agli altri, per esempio la libertà.
Dove si tramanda di padre in figlio un'abitudine vecchia di duemila anni, come quella di
sequestrare animali o persone. E dove non cambierà niente fino a che non ci faranno
un'autostrada che li collegherà col resto del mondo". Eppure non c'è rancore, nelle
parole di De André. "I rapitori erano gentilissimi, quasi materni. Sia io che Dori
avevamo un angelo custode a testa che ci curava, ci raccontava le barzellette. Ricordo che
uno di loro una sera aveva bevuto un po' di grappa di troppo e si lasciò andare fino a
dirci che non godeva certo della nostra situazione. Anzi, arrivò a sostenere che gli
dispiaceva soprattutto per Dori". Dopo un periodo di riposo, il cantante genovese
torna all'attività con un album, Fabrizio De André (1981), che contiene un brano, Hotel
Supramonte, in cui rievoca i traumi e le incertezze di quel dramma vissuto in prima
persona. Nel 1984 esce il suo capolavoro Creuza de mä:. L'LP gli vale premi e
riconoscimenti a non finire e viene presentato al pubblico nel corso di una memorabile
tournée con lo stesso Pagani e il figlio Cristiano, che ha intanto intrapreso la sua
attività come solista.
Da un successivo viaggio in Grecia, sempre in compagnia di Mauro Pagani, scaturisce l'idea
di un nuovo disco di suoni marini e mediterranei, ma non se ne fa nulla, perché
"questo lavoro rischiava di trasformarsi in un serial, mentre io sentivo l'esigenza
assoluta, impellente, di ritornare a quelle valenze sociali che avevo un pochino
abbandonato; così, d'accordo con Pagani, ho deciso di mettere una pietra sopra alle
ricerche etnico-musicali in terra greca: ci siamo detti che, in fin dei conti, quella era
stata una bellissima vacanza". Il 7 dicembre del 1989 De André sposa, dopo quindici
anni di convivenza, Dori Ghezzi. Sei anni di silenzio, poi, nel 1990, esce Le nuvole, una
nuova pietra miliare nella produzione di De André. Ispirandosi all'omonima commedia di
Aristofane, il cantautore mette alla berlina gli uomini di potere del nostro tempo. A
sette anni di distanza dal suo ultimo tour, De André torna nel 1991 a calcare i
palcoscenici italiani con rinnovato, costante successo, e da questa serie di spettacoli
viene tratto l'LP dal vivo Fabrizio De André 1991 - Concerti.
Alla fine dello stesso
anno il giornalista Cesare Romana gli dedica un libro, Amico fragile, scritto con la sua
fattiva collaborazione, che rievoca non solo gli anni fortunati della carriera musicale,
ma anche i giorni lontani e i ricordi sbiaditi della giovinezza. "È un po' la storia
della mia vita da quando, durante la guerra, la mia famiglia era rifugiata nelle campagne
di Asti e mio padre, alla macchia, era ricercato dai fascisti. Passando attraverso
l'infanzia, l'adolescenza, la scoperta del sesso, dell'amore, della musica, della politica
e dei suoi spassosi e qualche volta tragici equilibrismi. Il titolo è anche quello di una
delle mie canzoni nelle quali mi riconosco di più". Nel 1996 pubblica Anime salve,
scritto a quattro mani con Ivano Fossati: la critica, ancora una volta, lo saluta come un
capolavoro. Nel 1997 viene pubblicato Mi innamoravo di tutto, raccolta di vecchi brani
scelti dall'autore fra quelli meno noti dove spiccano la versione originale di Bocca di
rosa e La canzone di Marinella cantata in duetto con Mina. Poi il libro si chiude. E
Fabrizio non ha ancora deciso cosa farà da grande.
(Un grazie a Federico Campomori, amico della mailing list, gentile fornitore di questo articolo)