Chiedo venia! Il titolo dato a questa pagina ("Canzone mai cantata") è fortemente ingannevole. Mai  mi sarei permesso di rovistare nei cassetti alla ricerca di qualcosa che Fabrizio, da grande perfezionista qual'era, avesse ritenuto prematuro o in ogni caso non giusto farci conoscere (nulla di ciò è presente in questo sito). E' vero, il testo riportato in questa pagina è una canzone mai cantata. E' comunque altresì vero che è una canzona mai scritta. Si tratta infatti di una poesia in dialetto calabrese, trovata non ricordo più in quale cassetto, di autore a me ignoto. "Canzone mai cantata", una delle prima pagine del sito ad esser pubblicata nel Luglio 98, nascondeva  in realtà il mio desiderio di sentirla cantare realmente da Fabrizio. Il tema trattato è molto vicino, a mio modesto avviso,  al suo mondo. Chiedo ancora scusa a tutti coloro che hanno scritto chiedendo spiegazioni, a tutti coloro che vi hanno visto dello sciacallaggio e a tutti coloro che vi avevano invece visto una improbabile fonte su cui poter a loro volta sciacallare.

La morte apparente

Non dati l'allarmi.

Non fati sonara

a mortu i campani,

ma cu tanta forza

stricatimi i mani,

stricatimi i mani

cu mossi potenti.

(Potrebbe trattarsi,

mio caro parente,

di morte apparente).

Pigghjati 'e 'nta cascia

nu grossu spilluni

e 'nsema all'eredi

pungitimi i pedi.

Pungitulu tuttu

stu corpu distruttu.

Apritimi u pettu,

mungitimi u cora,

mungiti,

mungiti,

mungitulu ancora.

E quandu sfiniti,

spossati,

avviliti,

quarcunu vi dicia

<<è mortu 'on si mova>>

vi resta 'e provara

cu 'a prova d'o nova:

mettitimi i mani

'nte cosci 'e Cesira,

faciti ballara li minni d'Elvira,

facitimi u toccu

lu culu 'e Santina,

cu tutti i dui mani

lu culu 'e Bettina.

E quandu viditi

che nenta si mova

finita 'e provara

'a prova d'o nova,

vo' dira ch'allora

c'è nenta da fara.

Su propriu futtutu.

Potiti 'nterrara.