"Musica per un 45 giri? No un universo!

Avro' avuto sì e no nove anni quando dal registratore a bobine del mio fratello maggiore, ascoltavo in cantina, quasi da "CARBONARO" unitamente ai suoi amici che all'epoca m'apparivano irraggiungibili e molto più grandi di me, musiche a me sconosciute del tutto nuove e veramente inusuali. All'epoca non capivo nulla di tutto cio'; io che provenivo da una famiglia che da sempre aveva dimestichezza con la musica suonata (bisnonno, nonno, prozio, zia e padre autentici musicisti classici con un occhio di riguardo per la musica liturgica).

Forse proprio per inconscia ribellione nei confronti di tale musicalità, mi lasciavo apertamente incuriosire dal modo in cui quelle note fluivano in me oltre al fascino creato da quegli incontri musicalmente clandestini.

In questo modo, ho avuto modo di avvicinarmi alla musica jazz di stile anni 50, le prime canzoni politicamente impegnate dei rivoluzionari doc. di fine anni sessanta e, insieme a tutto quel furore musicale, su bobina prima e con un prezioso 45 giri dopo, la musica di un certo Fabrizio De André che all'epoca cantava brani tipo "Valzer per un amore", "Marinella", "Spiritual" o, come nel 45 giri di antica memoria, che dedicava al lato A la canzone "Il pescatore" relegando al lato B, il brano che all'epoca preferivo, "Marcia nuziale".

Quella voce bassa eternamente evocativa, quei testi intrisi di poesia a tratti dissacrante, quella musica dagli schemi se vogliamo semplici ma mai scontata, mi è da subito entrata nel sangue come un virus del quale non sono più riuscito a disfarmene.

E' inoltre di quegli anni la scoperta della mia propensione alla musica attiva, maturando la predilezione per uno strumento poco considerato in ambito familiare: la chitarra.

Gli anni a seguire sono stati vissuti alla costante ed affannosa ricerca di tutto quello che il fratello di viaggio Fabrizio produceva.

Ogni sua opera un folgorante messaggio, sempre nuovo, sempre interessante, sempre orientato alla ricerca, all'approfondimento, senza scendere mai a mezze misure o a soluzioni di compromesso, con una vera, rara, testarda ed autentica "coerenza".

Ogni suo "LP" o meglio "padellone", studiato alla chitarra con sincera maniacalità, ogni suo testo letto e riletto, marchiato indelebilmente a fuoco nella mia memoria di adolescente, ogni sua rara apparizione od ogni episodico articolo a lui dedicato, vissuti come un qualcosa di assolutamente imperdibile.

E tutto questo sino a i giorni nostri, sino alla data del suo fatidico arrivederci.

Unico personale intollerabile rammarico è il non aver mai potuto o per svariati futili motivi voluto assistere ad un suo concerto con il sogno "ormai tardivo" di poterlo conoscere di persona.

Oggi sono trascorsi quasi trent'anni da quel registratore a bobine e da quel 45 giri che per me è significato la scoperta di un nuovo universo, popolato di persone, leggende, letture, sensazioni ed immagini divenute negli anni sempre più nitide e riconoscibili.

Personalmente amo pensare che l'amico fragile di tutti questi anni non sia in realtà morto, ma stia continuando a vagare come uno spirito indiano (aquila del mattino) alla ricerca di un nuovo viaggio da compiere, di una nuova generazione da cullare, di un nuovo mondo a cui aprire gli occhi sui "diversi" e da "diverso" essere d'esempio, ancora una volta, per tutti noi".

Angelo Mondo