Sono nata nel 1968. Allora mio fratello era adolescente e ascoltava in continuazione
Fabrizio De Andrè. Si può dire che nel mio biberon, insieme al latte, ci fosse lui.
Quando, come in "Carlo Martello" compariva una parola volgare, mio fratello
abbassava il volume perchè mia madre diceva:"Insomma, c'è la bambina...", ma
io intanto ascoltavo, ascoltavo, anche se non sempre capivo. Un giorno mio fratello, dopo
una discussione, ha lanciato il 33 di "non al denaro non all'amore nè al cielo"
e poi, resosi conto, si è messo a piangere... E io guardavo... Col passare del tempo ho
iniziato a capire e pian piano lui mi è entrato dentro e oggi non so nemmeno come
spiegare quanto mi manca... ogni giorno lo penso e non ci credo. Avrei voluto scrivere
alla sua famiglia quando è morto, ma la paura di scrivere sciocchezze me lo ha
impedito...Ma navigando oggi per la prima volta in questo sito capisco quanti sono quelli
che, come me, credono che se ne sia andato un amico conosciuto da!
sempre, non un maestro, non un poeta, un amico, uno specchio.
Laura Negri