Un cantautore in anticipo sul suo tempo
Verso la fine degli anni '60 vendeva cinquantamila 33 giri all'anno e praticamente nessun
45 giri. Un fenomeno anomalo in una situazione discografica ancora dominata dal Festival
di Sanremo. Dieci anni dopo sarebbe diventata la regola per tutti i cantautori. Per anni i
suoi dischi sono stati una "finezza da liceali", roba da circuito clandestino,
qualcosa di strano e di affascinante, dove convivevano riferimenti dotti, musica antica,
protesta, demistificazione e parole come "puttana". A dodici anni parlava
francese in casa col babbo, a 18 aveva letto tutti i poeti francesi. Ma decide di
iscriversi alla facolta' di lettere "solo perche' a Genova era la facolta' con il
maggior numero di ragazze". Un'origine borghese? "Di piu', di piu'. Addirittura
mezza nobile, con infiltrazioni sabaude". Non e' convinto di essere un poeta, ma
rifiuta il ruolo di cantante. "E non perche' mi facciano schifo i soldi, ma perche'
cantare in certi contesti mi riesce impossibile". E poi c'e' il problema che la Tv e
la radio gli vietano gran parte delle canzoni. In questo album ci sono brani che hanno
fatto impazzire generazioni di burocrati radiotelevisivi. "Carlo Martello"
perche' non si puo' cantare un sovrano che crede di aver fatto una conquista e invece e'
semplicemente andato a puttane, "Il testamento" perche' scherza con la morte in
maniera poco formale. "La guerra di Piero", canzone antimilitarista e pacifista
per eccellenza, rientrava tra quelle che alla Rai si potevano trasmettere solo con
un'accurata presentazione predisposta dalla Direzione Generale. Non parliamo poi del
"Valzer per un amore", una canzone che sembra una ripicca di classe contro una
che non si e' concessa, ovvero non ha corrisposto alla passione del poeta. C'e' una
perfidia incredibile in quell'immaginarsi lei con forte anticipo, "carica di anni e
di castita'"- E' il De Andre' degli inizi, capace di diffondere temi di ampio impegno
- e che per quel tempo suonavano molto "guachiste" - senza bisogno di comizi,
solo con la sua poesia, "rubacchiando - come dice lui - versi qua e la' dai
grandi". Ecco dunque i classici degli anni '60 di Fabrizio De Andre'.
Scandalizzando i borghesi, la Radio Vaticana invitava sovente il cantautore ai suoi
microfoni nella segreta speranza che sotto la chitarra di Lucifero si nascondesse il
flauto di un Arcangelo".
Mario Luzzatto Fegiz.
*Interno di copertina del CD raccolta "Il viaggio". Gentilmente fornito dall'amico della mailing list Giorgio Maimone.