I pesci

Vicino a Porto Pozzo in costa Smeralda, c’era una piccola spiaggia deserta, quasi una  laguna. Insieme ad alcuni amici di Fabrizio di Tempio Pausania eravamo stati invitati a passare una giornata di festa. Verso sera ci chiesero di tirare una grande rete verso riva. Ci disponemmo una decina di uomini per parte, aggrappati a due grosse corde a tirare questo enorme arco sul mare, convergendo un gruppo verso l’altro.In questa specie di grande tiro alla fune pesante e lentissimo. Fabrizio che era dietro di me cominciò a parlarmi del senso magico e religioso della pesca. Guarda, sembriamo gli apostoli sul lago di Tiberiade, e della metafora della poesia come l’attesa di una pesca miracolosa. Si gettano le reti il più aperte possibile su un punto profondo del tuo cuore dove arrivano segrete correnti. Dopo un po’ devi tirare e ritirare con fatica e dispendio. Non puoi sapere finchè il cerchio non s’è chiuso, finchè l’acqua non ribolle stretta di brividi di schiuma, cosa verrà a galla. Se mille piccole nuove parole dai riflessi d’argento o un grande unico pesce con in bocca una moneta d’oro. E devi imparare nel mezzo a distinguere veloce, prima del tatto, i pesci velenosi che pungono magari dentro una massa maleodorante e oscura di alghe senza senso.

Massimo Bubola