Il dopoguerra, il Festival di Sanremo e altri festival.

Quando nel 1945 terminò il secondo conflitto Mondiale, l'Italia veniva da lunghi anni di stenti oltre che, ovviamente, da un lustro di guerra. La parola d'ordine era "ricostruzione". L'intera nazione era un enorme cantiere, edile, economico, sociale e culturale. Oltre che voglia di ricominciare, c'era tra la popolazione anche voglia di dimenticare, voglia di spensieratezza. Per quanto riguarda la canzone, questa presentava proprio quei tratti caratterizzanti il sentimento nazional popolare, con in più la retorica, gli arcaismi e le espressioni linguistiche più superate e di provenienza "letteraria", nonostante la maggioranza degli italiani si esprimesse ancora in dialetto. Esempio tipico è la canzone Serenata celeste:

Va serenata celeste,

celeste come gli occhi di una donna,

che rassomiglia tanto alla Madonna.

Va… Tu che tutto hai saputo,

acqueta il cuore che non ha scordato

i sogni d'oro che non ha sognato…

L'intero panorama musicale italiano era pieno di "campane e campanari", "vecchi scarponi", "tamburini di reggimento", "colombe bianche" che conservavano ancora il volto arcaico e rurale dell’Italia. In questo panorama era facile scorgere la vecchia triade Dio-Patria-Famiglia. In queste canzoni vi era inoltre la nostalgia per un'Italia più provinciale e vivibile, per un "piccolo mondo antico" fatto di buoni, semplici e genuini sentimenti: in poche parole, un mondo idealizzato e in realtà mai vissuto. Esemplare in questo senso era la canzone Berta filava, di Wilhelm e Fiammenghi, che non nascondeva affatto la propria morale:

Nel mondo senza scompiglio,

forse si stava assai meglio,

col lumicino a petrolio ed un fior

che bello donare un bacio d'amor!…

Questo filone della canzone italiana trovava il suo habitat naturale ed il miglior trampolino di lancio nel Festival di Sanremo, manifestazione canora nata per iniziativa di Pier Bussetti, gestore del Casinò di Sanremo, e per intuizione di Amilcare Rambaldi, floricoltore, che qualche anno più tardi, in aperta polemica col Festival ufficiale, diede vita alla rassegna della canzone d'autore col Club Tenco. Il Festival nacque ufficialmente il 29 gennaio del 1951. A diffonderne la musica nelle case degli italiani era la radio, poiché naturalmente la televisione non era ancora nata. Il primo Festival si svolse in diretta radiofonica dal salone delle feste del Casinò di Sanremo, i brani selezionati erano venti, il pubblico in sala cenava seduto intorno ai tavolini e i cantanti erano solo tre: Achille Togliani, il Duo Fasano e la prima vincitrice, con Grazie dei fior, Nilla Pizzi. Seppur fosse spartana e "misera" rispetto a quella che conosciamo oggi, l'impatto di quella manifestazione col pubblico fu eccezionale ed il favore che questo le riservò ne decretò subito quel successo che tuttora detiene. Sull'onda magica degli ascolti, le successive edizioni vennero costantemente arricchite: nel 1953 l'orchestra e l'esecuzione raddoppiarono, vennero eliminati i tavolini in sala, gli invitati speciali passarono dai quattro del '51 ai circa sessanta del '53. Intanto le canzoni che vincevano o partecipavano a Sanremo ottenevano grandi successi di vendita con i dischi, che grazie all'innovazione del 45 giri nato in America nel '49, ma diffusosi in Italia soprattutto dal '53 in poi, erano più maneggevoli, leggeri, resistenti ed inoltre si stampavano e imballavano meglio, ed era più facile posizionarli sul giradischi, ma soprattutto costavano meno e duravano più a lungo. Intanto, sempre nel '53, era entrata nel mercato nazionale, con una filiale autonoma, la Rca, con sede a Roma. Finiva così l'era pioneristica della discografia e si apriva la nuova strada della "filosofia" americana del business affiancato alla ricerca nella produzione artistica. Solo un anno più tardi, il 3 gennaio del 1954, di domenica, nasceva ufficialmente anche la televisione. In prima serata andava in onda il primo programma musicale: Settenote, che lascia già intendere l'attenzione dedicata dalla televisione alla musica leggera. Certo i teleabbonati erano pochi, solo il 5% dei cittadini possedeva un televisore in casa, mentre il 15% la seguiva in casa di amici ed il restante 80% assisteva agli spettacoli nei locali pubblici. È così che la canzone trovava nuovi spazi e un maggior numero di ascoltatori e alimentava il mercato del disco. Si rafforzava il connubio tra televisione e musica, nascevano nuovi programmi, anche di pubblicità: il celeberrimo Carosello. Nel '57, il 7 dicembre alle 22,15 aveva inizio una trasmissione particolarmente importante per la canzone: Il musichiere (in origine Conosci questo motivo?), che era una sorta di Lascia o raddoppia? musicale, presentata da Mario Riva. Questa trasmissione ebbe un tale successo da determinare la nascita di una rivista e di un festival. Della rivista furono stampati centoventiquattro numeri in tre anni, il festival si svolse solo nel '59 e nel '60 all'Arena di Verona ed ogni brano era firmato da un autore famoso ed uno dilettante e vi si cimentarono autori come Bindi, Modugno e Canfora. Sulla scia del successo televisivo de Il musichiere nacquero trasmissioni come Studio Uno, Buone vacanze, Giardini d'inverno, Canzonissima e infine Settevoci.

Nel 1955 era giunto in Italia da Chicago il primo juke-box (scatola per danzare), che pare sia stato inventato da Al Capone in persona negli anni Trenta. Questo nuovo strumento permetteva di ascoltare musica, fino ad un massimo di duecento dischi, soprattutto nei locali frequentati da giovani e senza spendere denaro per le orchestre. Il funzionamento era semplice e poco dispendioso per gli utenti. Permetteva inoltre un'ampia e sempre maggiore diffusione dei 45 giri e delle nuove canzoni lanciate attraverso i vari circuiti. Se prima del '55 vi era in Italia un solo juke-box, portato durante la guerra dagli americani al Foro Italico di Roma, nel '56 erano già cinquecento e nel '60 erano diventati quattromila. Tutto ciò favorì l'enorme incremento della diffusione musicale nel nostro Paese, dove se nel '51 si erano venduti tre milioni di dischi, nel '58 si era arrivati alla cifra di 16.875.200. In questo periodo nascevano anche trasmissioni radiofoniche come Il discobolo (1953-1961) e riviste come Sorrisi e canzoni, che dal 1960 in poi pubblicherà in anteprima tutti i testi di Sanremo, aumentando enormemente la tiratura e le vendite. Si moltiplicavano i festival musicali: Castrocaro, per le voci nuove (1957), lo Zecchino d'oro, dove i protagonisti sono i bambini (1959), il Festival degli sconosciuti di Ariccia (1962), il Cantagiro (1962), il Festival delle rose (1964), il Festivalbar (1964) e il Disco per l'estate (1964). Gli ultimi due, ideati da Vittorio Salvetti, saranno quelli che meglio sfrutteranno il juke-box come mezzo di diffusione del disco.