I Vangeli apocrifi - De André (La buona novella).

Il '68 era stato in Italia l'anno della rivolta studentesca, della ribellione dei figli verso il mondo dei padri, l'anno della "rivoluzione". Nello stesso anno De André aveva scritto "S'i' fosse foco" e l'album "Tutti morimmo a stento", di cui abbiamo già parlato. Nella prima canzone aveva cantato la rivolta attraverso il sonetto di Cecco Angiolieri, il quale diverrà personaggio dell'universo del cantautore genovese. Nell'album "Tutti morimmo a stento" aveva tracciato delle analogie tra i tempi di Villon e i giorni nostri, partendo dal dolore di un impiccato. Nel '70, a soli due anni di distanza, ma in un periodo in cui gli echi della contestazione non sono ancora svaniti, De André sceglie un altro personaggio per i suoi testi. Un personaggio che è sempre stato simbolo di riscatto per i poveri e gli oppressi, ribelle e rivoluzionario verso le Istituzioni imperiali, modello di purezza e rigore morale per i giusti che aborrono la corruzione della società, un simbolo, insomma, di rivolta all'autorità costituita. Questo personaggio è Gesù di Nazaret. Ma il Gesù che De André canta non è quello che la Chiesa ci ha fatto conoscere: "il figlio di Dio fattosi carne per espiare le nostre colpe", che vuole essere adorato, ma l'uomo che col suo esempio vuole insegnarci a vivere con la serenità e la coscienza tranquilla di chi non si è fatto corrompere dal male. L'intento del nostro cantautore è quello di smitizzare la figura di Gesù passato alla storia come Dio, quello di fargli perdere un po’ di sacralità a vantaggio di una migliore e maggiore umanizzazione:

…Non intendo cantare la gloria

né invocare la grazia o il perdono

di chi penso non fu altri che un uomo

come Dio passato alla storia

ma inumano è pur sempre l'amore

di chi rantola senza rancore

perdonando con l'ultima voce

chi lo uccide fra le braccia d'una croce….

Così De André cantava già nel '67, ma nell'album "La buona novella" il concetto è ripreso e allargato attraverso la figura di personaggi come Maria, Giuseppe, le madri dei ladroni, Tito, il ladro buono del vangelo arabo dell'infanzia. De André prende spunto non dai Vangeli canonici, che riservano pochissimo spazio a questi personaggi, ma dai Vangeli apocrifi, cioè quelli indicati dalla Chiesa come "non autentici", "erronei", "eretici", proprio in contrapposizione a canonico, che significherebbe "autentico", "ispirato". Sceglie gli apocrifi perché sono una testimonianza viva del cristianesimo primitivo, ricchi di un ingenuo bisogno di conoscenza dei credenti verso Maria, Giuseppe e Gesù. Qui tutto ciò che riguarda la vita, i prodigi della nascita e i misteri della sua esistenza sono tramandati attraverso un'elaborazione di tutta la tradizione orientale ed ellenistica. Molte arti, come la pittura, la poesia, la prosa, hanno trovato in questi vangeli motivo di ispirazione e elementi storici utilissimi nel corso dei secoli. Per De André , come per gli Ebioniti (che in ebraico sono gli umili, i poveri), Gesù era l'uomo che ispirato da Jahve, lottava contro i ricchi, i potenti e i profittatori dei deboli, che sempre sono stati il suo bersaglio. Così per i Nazareni era un modello di purezza e rigore morale che li teneva separati dalla corruzione (Nazareno deriva infatti da nazir, che significa separato). E per i zeloti era un rivoluzionario, un sobillatore, come è ancora considerato da alcuni movimenti protestanti dei giorni nostri. Ma soprattutto, come ho già detto, Gesù era per De André un uomo, come uomini erano Giuseppe, Maria, le madri dei ladroni, il falegname che costruisce le croci, e i due ladri Dumaco (o Dimaco) e Tito. E da uomo De André vuole che lo si consideri, lo si ami e lo si lodi

…Laudate hominem

No, non devo pensarti figlio di Dio

Ma figlio dell'uomo, fratello anche mio.

Naturalmente, per soddisfare questa esigenza, niente era meglio, come fonte di ispirazione, dei Vangeli apocrifi, ricchi di tradizioni popolari, avvenimenti particolari sulla vita di Maria, di Giuseppe e dei ladroni, che privilegiano l'aspetto puramente umano e terreno, non teologico delle vicende narrate. De André introduce i personaggi e le vicende che ruotano intorno alla crocifissione, per umanizzare ulteriormente il personaggio principale, Gesù, ma anche per trattare della grande umanità degli altri. Parla della Madonna come di una tenera fanciulla privata della sua adolescenza e spensieratezza e costretta a passare i primi dieci anni della propria vita al Tempio, poi, senza che lei lo desideri, da ragazzina a moglie, da vergine a madre, oltretutto data ad un uomo che lei non ha scelto, che potrebbe essere suo padre e che non potrà darle l'umano e terreno piacere dell'amore e le tenerezze degli amanti.

…"Guardala, guardala, scioglie i capelli,

sono più lunghi dei nostri mantelli,

guarda la pelle tenera, lieve,

risplende al sole come la neve"…

[…]E fosti tu, Giuseppe,

[…] a vederti assegnata,

da un destino sgarbato,

una figlia di più

senza alcuna ragione

[…] "Quei sacerdoti

la diedero in sposa

a dita troppo secche

per chiudersi su una rosa,

a un cuore troppo vecchio

che ormai si riposa"…

Rivede il messaggio evangelico vero e proprio, cioè quello dei dieci comandamenti, attraverso l'esperienza del ladrone Tito, che li commenta confrontandoli con la sua esperienza di vita, facendo risaltare le difficoltà per l'uomo (quello umile, povero, il diseredato in genere), a seguire i precetti divini, fino a metterli in discussione uno per uno in forma testamentaria. De André raggiunge il suo intento elaborando alcuni tratti del Protovangelo di Giacomo, dal quale prende spunto soprattutto per la prima parte dell’ album, dove canta L'infanzia di Maria, Il ritorno di Giuseppe e Il sogno di Maria. Mentre per l'ultima parte, quella de Il testamento di Tito si rifà al Vangelo arabo dell'infanzia. La canzone che apre l’album è proprio L'infanzia di Maria, che è poi il tema con il quale Giacomo apre il suo Vangelo, diviso in tre parti:

    1. nascita e vita di Maria fino alla nascita di Gesù;
    2. commozione, ansia di Giuseppe e constatazione della reale verginità di Maria;
    3. racconto della strage degli innocenti e dell'uccisione del sacerdote Zaccaria.

De André segue questo schema fino al punto due, mentre il tema della strage degli innocenti lo farà intravedere in due versi di Via della croce:

…Ben più della morte che oggi ti vuole,

t'uccide il veleno di queste parole:

le voci dei padri di quei neonati,

da Erode, per te, trucidati.

Nel lugubre scherno degli abiti nuovi

misurano a gocce il dolore che provi:

trent'anni hanno atteso, col fegato in mano,

i rantoli d'un ciarlatano…

Per quanto riguarda L'infanzia di Maria, là dove Giacomo esprimeva in prosa il trasferimento di Maria al Tempio, De André lo fa in versi:

…E allorchè essa compì i due anni, disse Gioacchino ad Anna:

Allorché la bambina compì i tre anni, disse Gioacchino:… (Protovangelo di Giacomo)

…e Gioacchino disse:

Ecco che ha compiuto

i tre anni! Portiamola perciò

al Tempio del Signore

perché dobbiamo adempiere

alla promessa…

[…] cucito qualche giglio

sul vestito alla buona,

forse fu per bisogno

o peggio, per buon esempio,

presero i tuoi tre anni

e li portarono al tempio. (De André)

Per quanto riguarda la prima infanzia nel Tempio:

Così Maria restò nel Tempio, allevata come una colomba e riceveva il cibo dalla mano di un angelo[…] tu che sei stata allevata per il Santo dei Santi e che ricevi il cibo dalla mano di un angelo…. (Giacomo)

Non fu più il seno di Anna,

fra le mura discrete,

a consolare il pianto,

a calmare la sete;

dicono fosse un angelo

a raccontarti le ore,

a misurarti il tempo

fra cibo e Signore.

A misurati il tempo

Fra cibo e Signore

…Così Maria bambina visse

nel Tempio del Signore

e la mano di un angelo le offriva

il cibo… (De André)

Ma quando Maria compie i dodici anni, tempo che per ogni bambina dovrebbe essere di spensieratezza, di giochi e di allegria, i sacerdoti decidono di allontanarla dal tempio affinché, con le sue mestruazioni non lo contamini, e di darle un marito.

…Ma quando ella compì dodici anni, i sacerdoti tennero consiglio e dissero: - Ecco che Maria è giunta all'età di dodici anni nel Tempio del Signore: che faremo ora di lei, perché non abbia a contaminare il Tempio del Signore? -[…] esci e chiama a raccolta i vedovi del popolo; ciascuno di essi porti un bastone, e di colui al quale il Signore darà indicazione con un segno miracoloso, essa sarà la sposa… (Giacomo)

Scioglie la neve al sole,

ritorna l'acqua al mare,

il vento e la stagione

ritornano a giocare.

Ma non per te, bambina,

che nel tempio resti china

…e quando raggiunse l'età

dei dodici anni i sacerdoti

si riunirono in consiglio

e dissero: "Cosa faremo ora di lei

perché non contamini

il Tempio del Signore?"…

E quando i sacerdoti

ti rifiutarono alloggio,

avevi dodici anni

e nessuna colpa addosso:

ma per i sacerdoti

fu colpa il tuo maggio,

la tua verginità

che si tingeva di rosso.

La tua verginità che si tingeva di rosso

E si vuol dar marito

A chi non lo voleva… (De André)

A questo punto, nel Vangelo di Giacomo escono i banditori per chiamare a raccolta i pretendenti:

…Uscirono pertanto i banditori per tutta la regione della Giudea, e risuonò la tromba del Signore e accorsero tutti… (Giacomo)

…si batte la campagna,

si fruga la via,

"Popolo senza moglie,

uomini d'ogni leva,

del corpo di una vergine

si fa lotteria"

…allora gli araldi andarono

per tutta la Giudea

e risuonò la tromba

e accorse il popolo… (De André)

Venne scelto Giuseppe, il quale provò a far notare che era troppo vecchio per una così giovane fanciulla alla quale non avrebbe potuto dare né l'amore di un marito, né i comuni piaceri del corpo, né le semplici e caste carezze di un amante:

Allora il sacerdote disse a Giuseppe: - Tu sei stato prescelto a ricevere la vergine del Signore in tua custodia![…] Ho già figli, e sono vecchio, mentre essa è una fanciulla! Che io non abbia a diventare oggetto di scherno per i figli di Israele! (Giacomo)

 

…e Zaccaria, il gran sacerdote,

disse a Giuseppe :

"La sorte ti ha affidato

la vergine del Signore,

abbine cura e custodiscila"…

E fosti tu, Giuseppe,

un reduce del passato,

falegname per forza

padre per professione,

a vederti assegnata,

da un destino sgarbato,

una figlia in più

senza alcuna ragione,

una bimba su cui

non avevi intenzione.

E mentre te ne vai,

stanco d'essere stanco,

la bambina per mano,

la tristezza di fianco,

pensi: "Quei sacerdoti

la diedero in sposa

a dita troppo secche

per chiudersi su una rosa,

a un cuore troppo vecchio

che ormai si riposa"… (De André)

E quando per un'ennesima volta Maria ha visto decidere gli altri per la sua vita, le tocca tornare a casa con un uomo che potrebbe essere abbondantemente suo padre e che subito la abbandonerà a responsabilità da adulta e da donna di casa poiché lui dovrà partire:

…Allora Giuseppe, pieno di timore, prese Maria in sua custodia e le disse: - Ecco, ti ho ricevuta dal Tempio del Signore e adesso ti lascio nella mia casa e me ne vado a lavorare alle mie costruzioni, ma tornerò da te. Il Signore ti custodirà… (Giacomo)

…Secondo l'ordine ricevuto, Giuseppe

portò la bambina nella propria casa

e subito se ne partì per lavori

che lo attendevano fuori della Giudea.

Rimase lontano quattro anni. (De André)

A questo punto il racconto di Giacomo continua con "l'annunciazione" a Maria dell'arcangelo Gabriele e, solo successivamente, col ritorno di Giuseppe e i suoi timori sulla gravidanza della donna. De André invece inverte l'ordine, cantando prima il ritorno di Giuseppe e il dubbio sulla fedeltà di Maria, poi "l'annunciazione" sotto forma di sogno, con una poesia onirica e quasi visionaria, nella quale solo nell'ultima strofa affiora il racconto del narratore, mentre il resto è descritto in prima persona da Maria. Seguirò adesso l'ordine di Giacomo:

…ed ecco una voce che diceva: - Ave, o piena di grazia! Il Signore è con te, benedetta tu fra le donne - … (Giacomo)

…l'angelo scese, come ogni sera,

ad insegnarmi una nuova preghiera… (De André)

…Ed ecco un angelo del Signore si presentò davanti a lei e le disse: - Non aver paura, Maria: infatti hai trovato favore presso il Signore di tutte le cose, e concepirai per opera della sua parola[…] perciò l'essere, anche esso sacro, che nascerà da te sarà chiamato figlio dell'Altissimo… (Giacomo)

…e l'angelo disse:

"Non temere, Maria,

infatti hai trovato grazia

presso il Signore

e per opera Sua

concepirai un figlio" […]

Lo chiamerai figlio di Dio - (De André)

Quando Giuseppe fa ritorno a casa, dopo quattro anni, trova Maria incinta, naturalmente senza che lui l'avesse mai sfiorata. A questo punto, nel racconto di Giacomo, Giuseppe teme in un primo momento che Maria abbia commesso fornicazione e poi che entrambi abbiano perso la fiducia che in loro avevano riposto i sacerdoti e soprattutto il Signore. Sarà allora un angelo che, apparsogli in sogno, gli spiegherà come sono andate le cose. Nell'opera di De André sarà invece la stessa Maria che racconterà a Giuseppe, che pensava all'adulterio e cercava il motivo di tale inganno, l'inquieto ricordo dell'accaduto "tra i resti di un sogno raccolto".

Chi mi ha teso questa insidia? Chi ha commesso questa infamia nella mia casa e ha sedotto questa vergine? […] temo che non provenga davvero da un angelo quello che è in lei… (Giacomo)

…e lo stupore nei tuoi occhi

salì dalle tue mani

che, vuote intorno alle sue spalle,

si colmarono ai fianchi

dalla forma precisa

d'una vita recente,

di quel segreto che si svela

Quando lievita il ventre

E a te, che cercavi il motivo

D'un inganno inespresso dal volto,

lei propose l'inquieto ricordo

tra i resti d'un sogno raccolto (De André)

Solo a questo punto, come ho già detto, nell'opera di De André Maria racconta l'accaduto. A questo punto possiamo sottolineare come se in Giacomo i fatti narrati sono del tutto normali, in De André c’è uno spunto polemico (vedi come chiama "lotteria" l’assegnazione di un marito a Maria).

Per quel che riguarda ancora i Vangeli apocrifi, nel Vangelo dell'infanzia arabo siriaco si racconta di come Giuseppe, Maria e Gesù, che stavano attraversando il deserto, si imbattono nei due ladroni Dumaco e Tito. Questi consentono alla sacra famiglia di passare liberamente senza che gli altri ladroni addormentati li notino. Ciò succede grazie all'intercessione del ladrone buono Tito, il quale deve donare all'amico, per il suo silenzio, quaranta dracme. Ma quando Maria ringrazierà Tito, assicurandogli che il signore lo terrà nelle sue grazie, Gesù, ancora bambino, interverrà per dire alla madre che quando i Giudei lo crocefiggeranno a Gerusalemme quei due ladroni saranno crocefissi con lui. Questo servirà a De André per rappresentare nella canzone Tre madri l'umano dolore delle madri di Dumaco, che lui chiamerà Dimaco e di Tito, che pensano di dover sopportare un dolore più grande di quello di Maria, poiché i loro figli non resusciteranno al terzo giorno:

Madre di Tito

Tito, non sei figlio di Dio

Ma c’è chi muore del dirti addio

Madre di Dimaco

Dimaco, ignori chi fu tuo padre,

ma più di te muore tua madre

Le due madri

Con troppe lacrime piangi, Maria,

solo l’immagine di un’agonia

sai che alla vita, nel terzo giorno,

il tuo figlio farà ritorno

lascia a noi piangere, un po’ più forte,

chi non risorgerà più dalla morte…

De André si sofferma poi sul dolore di Maria, un dolore fortemente umano e terreno, nonostante la consapevolezza della resurrezione del figlio, che la accomuna alle madri dei ladroni, e lo stesso Gesù ai ladroni e agli uomini. E ancora il dolore di una donna che non ha scelto nulla per sé e per suo figlio, sempre altri hanno scelto per lei, e che ora si trova ad avere un figlio, che seppur un dio, lei non desiderava. Tutto ciò che avrebbe invece desiderato era un uomo "normale" da abbracciare ed amare, da tenere vicino e veder sorridere, un comunissimo figlio, non un dio-agnello-sacrificale, ciò che invece le è stato assegnato e che ora le viene crudelmente tolto. Un figlio che senza essere figlio di Dio, sarebbe vissuto di più e di più lei avrebbe potuto "averlo" con sé. Questi concetti sono espressi in una forma e con dei contenuti che eliminano ogni richiamo retorico, tipico della tradizione mariologica della Chiesa, e impregnati di una calda vibrazione umana che fa pensare anche a Jacopone da Todi nella laude Pianto della Madonna, con le numerose ripetizioni del termine "figlio":

Madre di Gesù

…Piango di lui ciò che mi è tolto,

le braccia magre, la fronte, il volto,

ogni sua vita che vive ancora,

che vedo spegnersi ora per ora.

Figlio nel sangue, figlio nel cuore,

e chi ti chiama - nostro Signore-

nella fatica del tuo sorriso

cerca un ritaglio di Paradiso.

Per me sei figlio, vita morente,

come nel grembo, e adesso in croce,

ti chiama ancora questa mia voce.

Non fossi stato figlio di Dio,

t'avrei ancora per figlio mio.

Ma nell’opera di De André c’è spazio, oltre che per le madri dei ladroni, anche per il ladrone Tito. Il personaggio di Tito, che nei Vangeli compare solo nell’incontro già ricordato con Maria e Gesù, diventa per il cantautore il depositario del messaggio della Buona Novella, quel messaggio che si carica di fortissime contraddizioni per cui diventa arduo per gli uomini, per tutti gli uomini, interpretare allo stesso modo. E ciò è vero soprattutto per quei "servi disubbidienti alle leggi del branco" "che viaggiano in direzione ostinata e contraria" e che imparano l’amore, vero e proprio messaggio evangelico, solo "nella pietà che non cede al rancore". Tito commenta i dieci comandamenti attraverso la propria esperienza di vita, fatta di sofferenza e stenti, in forma di testamento, un testamento che si chiude con un unico lascito: la pietà umana, solo comandamento e solo sentimento che può portare l’uomo alla fratellanza e all’amore.

…io, nel veder quest’uomo che muore,

madre, io provo dolore.

Nella pietà che non cede al rancore,

madre, ho imparato l’amore.