SALITA A DONNA MARIA

Salimmo a Donna Maria, su verso il grande elefante di granito, di prima mattina.

Venivamo da una notte di parole lanciate come biglie sulle sponde del nostro ormai affumicato cuore sotto spirito.

C’era una brezza leggera che man mano cresceva, mentre con la jeep c’inerpicavamo per la stradina rossa a dorso di mulo con la prima ridotta innescata.

Ginestre e asfodeli, mirto e corbezzoli ai bordi della strada e querce da sughero incombenti.

Fabrizio fumava con la destra tenendo il volante e con la mano sinistra si riassestava i capelli tossicchiando.

E intento in silenzio il suo sguardo girava attento a cogliere ogni piccolo segnale di cambiamento o passaggio, ogni erba piegata o impronta sul terreno, come un pellerossa che si muoveva sul suo territorio e ne coglieva i segreti segnali.

Passaggi di uomini e di animali.

Intrusi o famigliari.

Sguardo a fessura nella prima luce iridescente del giorno.

Bella mattina.

Da là sopra avremmo visto puntuale la primavera arrivare.

MASSIMO BUBOLA

XI gennaio