Àlvaro Mutis (La saga di Maqroll il gabbiere) – De André (Smisurata preghiera)

Smisurata preghiera è il titolo dell’ultima canzone contenuta nell’album Anime salve. Nel titolo è insito il senso della canzone, che è quello di comporre una preghiera laica. La canzone è nettamente divisa in due parti, nella prima si canta il disprezzo per la maggioranza, la seconda è dedicata alla preghiera che De André rivolge al Signore affinché si ricordi e abbia cura dei "servi disobbedienti alle leggi del branco", che sono poi i personaggi che lui ha cantato in quaranta anni di carriera. Questa canzone sembra essere un vero e proprio commiato di De André alla la vita. Abbiamo detto che è l’ultima canzone dell’album, quindi anche l’ultima canzone della carriera dato che Anime salve è l’ultimo album di De André, ed è anche l’ultima prima di morire. Così se con La canzone di Marinella De André comincia a cantare quei personaggi che viaggiano in "direzione ostinata e contraria" (dobbiamo tener presente che Marinella nasce dalla vicenda di una prostituta morta in un fiume) con Smisurata preghiera recita per loro appunto una preghiera. I personaggi sono quelli di sempre, ma la passione per la lettura che ha accompagnato il cantautore genovese per tutta la vita, lo porta a cercarli nelle opere di degli autori più diversi, e, finalmente, nell’opera di Àlvaro Mutis. Lo stesso De André dichiara di essersi liberamente ispirato alla Saga di Maqroll il gabbiere. Ma questa volta non canta vicende particolari narrate da Maqroll, non personaggi in un momento della loro esistenza, dà per scontato che l’ascoltatore li conosca, sa a chi si riferisce quando parla di "servi disubbidienti", sa che cosa hanno fatto, qual è stata la loro esistenza. I personaggi di Mutis sono estremamente "vissuti": hanno girato il mondo nelle stive sporche e maleodoranti di navi da pesca partite dal Mediterraneo; hanno risalito con imbarcazioni di fortuna grandi fiumi del Sud America; hanno frequentato o gestito bordelli clandestini a Panama; hanno condiviso con grande naturalezza rapporti d’amore a tre e hanno tradito; hanno trafficato in armi; sofferto fame e povertà seguiti da guadagni facili e non sempre onesti senza mai dare importanza alle circostanze esterne; hanno vissuto nei posti più impensabili e hanno consumato quintali di brandy. La loro vita è contrassegnata da una certa drammaticità che li spinge a vivere ai confini della legalità, quando non al di là, quella legalità stabilita dalla legge degli uomini per il buon governo della società. Ma anche in questi casi non hanno ripensamenti o problemi morali. La morale è per loro qualcosa di malleabile che adattano alle circostanze del presente, e il presente è l’unica cosa che conta. La legge è per i personaggi di Mutis qualcosa che non occupa alcun istante della loro vita né ha troppo significato, che non ha nessun motivo per distrarli dai loro disegni. La vita per questi personaggi non è un viaggio, ma un naufragio senza fine. Ma vediamo qualche esempio di tutto ciò in qualche passo dei tre romanzi che costituiscono la saga.

…Cercando – Maqroll - alloggio a La Plata trovò una camera disponibile in casa di una donna cieca […] Per guadagnare spazio, la padrona aveva fatto costruire due camere che sporgevano sulla corrente del fiume e si reggevano su rotaie di ferrovia piantate obliquamente sulla sponda. La costruzione si manteneva in piedi per uno di quei miracoli d’equilibrio ottenuti in queste terre da coloro che sanno sfruttare tutte le possibilità del grosso bambù […] Non passò molto tempo che – la padrona – offrisse al suo ospite piccole somme in prestito per coprire le spese più immediate e alcuni conti che spesso rimanevano in sospeso con lo stesso Hakim e all’osteria. Gli amori passeggeri del Gabbiere erano la causa delle prime e l’incalzante affanno do oblio che lo assediava a periodi era la ragione dei secondi. All’osteria, in effetti, era solito ricorrere pensando che il brandy gli avrebbe reso più sopportabili gli attacchi di astio, causati, in buona parte, dalla constatazione del passare degli anni sulle sue stanche ossa di nomade irredento…

…E io, che sono un uomo di mare, per il quale i porti sono stati appena un transitorio pretesto di amori effimeri e di risse da bordello…

…Vengono anche, una volta all’anno, le donne dei seminatori di canna della riva opposta. Lavano i vestiti nella corrente e sbattono gli abiti contro le pietre. Così mi accorgo della loro presenza. Con alcune di loro che sono salite sino alla miniera ho avuto delle relazioni. Sono stati incontri frettolosi e anonimi dove il piacere è stato meno presente della necessità di sentire un altro corpo contro la mia pelle e ingannare, sia pure con un fugace contatto, la solitudine che mi consuma…

…Nel provare che la prostituzione sia tanto convezionale quanto il matrimonio, riusciamo solo a confermare che il cammino di costante vagabondaggio scelto da noi e la volontà di non rifiutare mai ciò che la vita, o il destino, o il caso, come vuoi chiamarlo, ci offrono sul percorso, risulta, almeno, efficace per impedirci di cadere nel fastidio di una accettazione rassegnata…

…Questo spingeva coloro che lo frequentavano da anni a provare per lui una tiepida indulgenza che, per lo più, non sfociava mai in un’amicizia profonda e duratura. Portava impresso in qualche parte del suo essere quel marchio che distingue i vinti e che finisce per isolarli irrimediabilmente dai loro simili…

…Sono il disordinato frequentatore delle più nascoste rotte, dei più segreti approdi. Della loro inutilità e della loro ignota ubicazione si nutrono i miei giorni.

Conserva questo ciotolo levigato. Nell’ora della tua morte potrai accarezzarlo nel palmo della mano e scacciare così la presenza dei tuoi deplorevoli errori, la cui somma svuota di ogni possibile senso la tua vana esistenza. […]

Segui le navi. Segui le rotte che solcano le logore e tristi imbarcazioni. Non ti fermare. Evita persino il più umile ancoraggio. Risali i fiumi. Discendi i fiumi. Confonditi nelle piogge che inondano le pianure. Rifiuta ogni sponda.

Nota quanto abbandono regna in questi luoghi. Così i giorni della mia vita. Non fu altro. Ormai non potrà esserlo.

Le donne non mentono mai. Dalle più segrete intimità del loro corpo scaturisce sempre la verità. Accade che ci sia stato dato di decifrarla con parsimonia implacabile. Ci sono molti che mai lo ottengono e muoiono nella cecità senza scampo dei loro sensi.

Esistono due metalli che allungano la vita e concedono, a volte la felicità. Non sono l’oro, né l’argento, né cosa che gli somigli. So solo che esistono.

Io avrei seguito le carovane. Sarei morto sotterrato dai cammellieri, coperto dallo sterco delle loro greggi, sotto l’alto cielo degli altipiani. Meglio, sarebbe stato molto meglio. Il resto, in verità, non è stato interessante…

Avendo a che fare con romanzi, quando non si tratta di pezzi di questi messi in versi da De André, risulta difficile trovare l’eco più appropriato. Ma dai pezzi citati si comprende quale sia la vita e la filosofia di questi personaggi, trovano conferma le considerazioni fatte poc’anzi. Da ciò De André parte per rivolgere al Signore la preghiera di ricordare questi uomini così "sbandati". Di farlo "…come una svista/ come un’anomalia/ come una distrazione/ come un dovere…".

…Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria

col suo marchio speciale di speciale disperazione

e tra il vomito dei respiri muove gli ultimi passi

per consegnare alla morte una goccia di splendore,

di umanità, di verità […]

ricorda Signore questi servi disobbedienti

alle leggi del branco

non dimenticare il loro volto

che dopo tanto sbandare

è appena giusto che la fortuna li aiuti

come una svista

come un’anomalia